Basilicata in zona arancione, è davvero necessario?

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Il fatto che una regione di piccole dimensioni come la Basilicata abbia dimostrato di non aver compromesso, per il momento, la disponibilità dei posti letto in terapia intensiva, probabilmente giustifica numericamente il passaggio della regione dalla zona rossa a quella arancione, esattamente nel momento in cui buona parte delle altre regioni italiane (addirittura alcune a scopo cautelare, come la Puglia) sono diventate rosse. Tuttavia, ciò accade quando il numero dei contagi in Basilicata continua a essere importante: se è vero che ci sono dei comuni in cui l’appartenenza alla zona rossa appare effettivamente eccessiva (e i focolai sono stati puntualmente circoscritti), è anche vero che in altri comuni, tra cui quelli più popolosi, ci sono gli elementi per comprendere che le misure restrittive sin qui adottate non sono riuscite ancora ad ottenere le riduzioni desiderate.

I dati al 9 marzo 2021

Nell’ultima rilevazione della Fondazione Gimbe, ad esempio, la provincia di Matera ha rilevato una media di circa 400 contagi su 100 mila abitanti, molto superiore al livello di guardia (250) che dovrebbe indurre, in automatico, il ricorso alle restrizioni da zona rossa (in contestuale presenza di una crescente occupazione dei posti letto in TI).

Prateria arancione

Ora, a meno che – cosa che prima o poi dovrà accadere, ma al momento appare piuttosto prematura – non si inizino a riscontrare gli effetti positivi della prima fase vaccinale, è verosimile immaginare che, continuando i contagi a galoppare su una prateria arancione, in un far west in cui comunque i letti in terapia intensiva non sono disponibili in quantità esagerata, si possa giungere più o meno velocemente alla saturazione delle strutture sanitarie: prima quelle dedicate, poi quelle generali, con il rifiuto del ricovero verso tutti i pazienti no-Covid (come è accaduto, ad esempio, nelle ultime ore in Piemonte). È come dire che, poiché i nostri bacini idrici non sono vuoti, possiamo continuare a sperperare l’acqua anche perdurando uno stato di siccità.

Ritorno alla normalità

Ovviamente, ci sono tanti motivi – molti di natura economica – per cui sarebbe auspicabile, per la regione lucana, il ritorno in zona arancione, poi gialla e poi ancora bianca. Anzi, sarebbe meglio se il virus cessasse di circolare (a chi non piacerebbe?). Però ci sono altrettanti motivi per cui, allo stato attuale delle cose, questo effimero beneficio cromatico potrebbe preludere a un repentino peggioramento di una situazione già di per sé critica.

Una nube nera

La possibile riapertura delle scuole, che coincide sistematicamente con l’incremento dei contagi; la maggiore libertà di movimento, anche per attività di svago e/o non indispensabili; l’illusione che il peggio sia passato; bastano questi tre elementi (ma ce ne sono tanti altri) per tracciare il profilo di una grande nube nera sull’orizzonte regionale, peraltro in contrasto con il resto del Paese. Non solo: l’ennesimo allentamento del rigore finirebbe col vanificare, ancora una volta, tutte le rinunce fin qui adottate coscientemente dalla maggior parte della popolazione; sacrificio pesantissimo e non esente da ripercussioni violente sulla salute economica e psicologica delle persone, accettato soltanto con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle, prima possibile, questa nefasta esperienza pandemica. Più si va avanti, più si allungano invece i tempi di un definitivo cambiamento.

Vittoria pirrica

Pertanto, prima che la dimostrazione della “prova di forza” del ritorno all’arancione dimostri di essere una vittoria pirrica, sarebbe ora opportuno che il governo regionale o, in mancanza, i governi cittadini, valutino attentamente l’opportunità – in presenza di segnali preoccupanti provenienti dai dati dei contagi – di ripristinare rigorosamente le misure di contenimento preesistenti in ogni comune in cui ciò sia realmente necessario, e di incrementare gli sforzi per favorire un più massiccio ricorso alle vaccinazioni, fino a quando non si verifichino in modo chiaro e incontrovertibile i segnali di un effettivo e duraturo ritorno al sereno; a maggior ragione, nel momento in cui il nuovo governo nazionale sta consumando ogni possibile risorsa umana, finanziaria e strutturale, pur di accelerare il processo di ritorno alla normalità che già alcuni paesi hanno cominciato, con fiducia, a intravedere. Viceversa, continuare a ostinarsi sui comportamenti passati, e sugli errori correlati, e negare una situazione di inderogabile emergenza, rischierebbe di originare, inevitabilmente, funeste conseguenze.

Angelo Tarantino