Gli Ingegneri della provincia di Matera contro la demolizione nel Borgo La Martella

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Anche l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Matera si unisce al coro dei vari soggetti, professionali, privati, culturali e associativi, che hanno espresso in questi giorni il vivo disappunto per la demolizione di un volume nell’area – nel Borgo La Martella, frazione di Matera – in cui un lungimirante Ludovico Quaroni, quasi settant’anni fa e sposando appieno la visione utopistica di un illuminato Adriano Olivetti, immaginò un cinema all’aperto.

“Non intendiamo ripetere le ragioni storiche, architettoniche, socio-antropologiche e urbanistiche già rassegnate con contezza in questi giorni.” – dichiara Giuseppe Sicolo, presidente degli Ingegneri – “Ci sentiamo di esprimere, a nome di tutti i nostri iscritti, un vero disagio nei confronti di una decisione affrettata, iniqua, e di direzione decisamente opposta rispetto ai modelli culturali a cui gli amministratori pubblici e gli stessi cittadini dovrebbero ispirarsi, operando in una città i cui valori sono ormai noti a tutti, universalmente. Essi dovrebbero sempre avere ben chiaro in mente che qualsiasi risorsa del nostro patrimonio appartiene all’umanità, e pertanto tutte le trasformazioni – figuriamoci le demolizioni! – andrebbero ponderate oculatamente e condivise con il tessuto socio-culturale e professionale, perseguendo l’obiettivo condiviso di conservazione e valorizzazione”.

“È noto a tutti” – conclude Sicolo – “che il grande disegno urbanistico che vide la luce in occasione della Legge 17 maggio 1952, n. 619 – che stabilì il risanamento dei Rioni Sassi e la costruzione dei nuovi rioni cittadini – è da sempre oggetto di studio e apprezzamento in tutto il mondo. Non è un caso che il “turismo urbanistico e architettonico” nella città dei Sassi, seppur di nicchia, costituisca un vanto per tutta la nostra collettività, che nel progetto sociale degli anni ’50 si identifica con fierezza. Per favore, lo chiediamo con fermezza, chi non comprende appieno l’unicità di questo immenso capitale della nostra storia, si astenga dall’operare interventi sommari, e per di più con danni, temiamo, irrecuperabili”.